ANNO 14 n° 118
Un trionfo targato Camilli di Domenico Savino
10/05/2016 - 02:00

di Domenico Savino

VITERBO – E allora godiamocela tutta questa vittoria. Fino alla fine, fino all’ultimo secondo. Perché vincere è bello sempre, dovunque e in qualsiasi modo. Vincere fa bene al corpo e all’anima: di colpo cancella anni di delusioni, promesse non mantenute, momenti bui in cui non si vede mai la luce alla fine del tunnel. Vincere è una sensazione unica: ogni attimo, ogni frammento della vittoria va ricordato sempre e magari raccontato e condiviso. La vittoria ha un sapore eccezionale: fa superare le difficoltà e non fa sentire la fatica.

Tutto ciò che ci circonda ha un volto differente. E poi vincere non è mai facile, a qualsiasi livello, in qualunque sport. È il frutto di lavoro, sacrifici, abnegazione, scelte e anche variabili impazzite. Quindi riuscirci è un merito e la Viterbese ha il diritto di prenderselo tutto: per se stessa e per chi la governa, per la gente che tifa e per chi la segue in modo disinteressato.

La Viterbese vince, è in Lega Pro, torna nel calcio professionistico. Dopo tanto, troppo tempo, dopo sofferenze indicibili e dopo essere passata dagli inferi (con tutto il rispetto…) del campionato di Eccellenza regionale. Dopo aver rischiato di sparire e quando stava toccando il fondo è stata ripresa per i capelli. E l’ha ripresa una persona sola, Piero Camilli. È lui il padre di questa festa: è lui che ha deciso che era arrivato il momento di far vivere alla sua gente emozioni nuove, di disegnare un futuro differente per il pallone gialloblu. Era un pomeriggio piovoso quel giorno di giugno del 2013 in cui il Comandante e i suoi figli Vincenzo e Luciano presero possesso della creatura. Da quel momento si è iniziato a capire che qualcosa stava cambiando, che stava arrivando l’alba di una era nuova per il calcio nel capoluogo della Tuscia.

Serietà, organizzazione, passione e competenza sono gli ingredienti essenziali del calcio voluto e predicato dai Camilli. Gli effetti si vedono, sono tangibili: la squadra viene fatta in estate e rivista in autunno, sgomita contro il Rieti e alla fine mette insieme dieci successi utili di fila per fiaccare la resistenza degli avversari. Arriva la prima gioia, l’Eccellenza diventa un ricordo: a Rieti Vegnaduzzo e Polani portano i gialloblu in trionfo. Ma è solo l’inizio perché il progetto per dipanarsi meglio deve avere un seguito.

Al primo anno di serie D c’è subito la voglia di impressionare ma qualcosa si mette di traverso e solo una Lupa Castelli perfetta nega il successo al primo colpo. I play off sono una maledetta lotteria: illudono e poi tradiscono. Ma il Comandante e i suoi figli hanno una missione da compiere. Far tornare Viterbo nel calcio che conta. E allora il secondo tentativo è quello buono: un campionato vissuto da protagonisti e una vittoria strameritata. La città si tinge di giallo e di blu, nei bar, tra amici, in famiglia non si parla d’altro: di una società vincente, di un presidente innamorato, di un gruppo che ha avuto la forza di riempire lo stadio come ai vecchi tempi che finalmente si potranno vivere di nuovo. Chi li ha vissuti potrà farlo per un’altra volta ancora, per i più giovani sarà una splendida prima volta che non si dimentica mai. Perché il tempo dell’attesa è finito: l’alba di un giorno diverso si è materializzata. Ora è solo festa. E godiamocela tutti, ancora una volta.






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